lunedì 9 maggio 2011

Molnija Aura: interview on "Dagheisha"

a cura di Divine

Quali obiettivi si prefigge questo progetto?
Non abbiamo obiettivi particolari, il progetto è nato come collaborazione tra due amici che si conoscono da diversi anni e condividono una passione comune per suoni dilatati e di orientamento sci-fi.
Come siete arrivati alla pubblicazione di 'Utopian Suns'?
Nel modo più classico. Una volta realizzato il master definitivo del lavoro, lo abbiamo spedito ad alcune etichette che a nostro avviso erano adatte a pubblicarlo; Topheth Prophet è stata la più veloce a raccogliere la nostra proposta.
Quando sono state registrate le tracce?
I brani che sono confluiti nel disco, più altre registrazioni rimaste inedite, sono stati realizzati nella prima metà del 2007. L’editing e la selezione del materiale si sono poi protratti per più tempo, fino ad arrivare alla stesura finale e al mastering sul finire del 2009
Avete utilizzato dei metodi di registrazione particolari?
Partendo da suoni e parti create con sintetizzatori analogici e digitali, i brani sono stati poi assemblati tramite l’utilizzo di software. Davvero nulla di particolare o fuori dal comune.
E' curioso come la copertina rimandi alle notizie dei giornali degli anni sessanta sulle missioni nello spazio. Un'immagine vintage per un suono che in teoria dovrebbe essere proiettato verso il futuro...
Ci piace molto l’immaginario legato alla vecchia fantascienza e l’iconografia dell’era spaziale, tuttavia l’impronta musicale non è per forza orientata su sonorità “retrò”. Allo stesso tempo però, non crediamo che il suono del disco sia così proiettato verso il futuro, ma è sospeso in un’orbita spazio-temporale a sé stante e dotato di gravità propria.
Ricercare una dimensione spaziale vuole essere un modo per sfuggire alla realtà di tutti i giorni?
Non necessariamente, vivere significa confrontarsi ogni giorno con la realtà; le atmosfere contenute nel nostro disco non costituiscono una via di fuga à ma suggeriscono l’idea che il materialismo non sia la base dell’esistenza. L’album ha i connotati di un viaggio, con una partenza, un’esplorazione verso nuove conoscenze fino all’inevitabile e traumatico ritorno.
Pensate che il disco avrà un seguito?
Certamente, al più presto.
Nella mia analisi ho parlato di una ricerca di utopiche fonti di luce che vive momenti di estasi totale e altri di depressione cosmica. Continuerete a mantenere la vostra musica in bilico tra questi due aspetti anche nei prossimi dischi?
Al momento non abbiamo ancora scelto i leitmotiv su cui sarà strutturato il nostro prossimo lavoro. Non è detto che tali tematiche non possano essere affrontate da altri punti di vista e con altri tipi di sonorità.
Quant’è complesso passare da un progetto all'altro? I dischi di Hall Of Mirrors, Amon e Molnija Aura, per quanto possano essere ricongiunti a simili concettualità di base, si muovono in direzioni diametralmente opposte...
(Andrea) Non mi pare che si muovano in direzioni poi così tanto opposte. In quanto a complessità, non ne rilevo alcuna perché, specialmente per quanto riguarda le collaborazioni, dal mio punto di vista è sempre naturale e stimolante affiancarsi ad altri musicisti ed influenzarsi a vicenda.
Ha un senso parlare ancora di dark ambient al giorno d'oggi?
Le etichette non sono la priorità, è la personalità dei musicisti che conta. Ha senso parlarne quando c’è un artista con delle proprie caratteristiche definite che si ritrova in questo stile musicale. La stessa filosofia è applicabile per tutti i generi.
Quali sono i vostri prossimi impegni?
(Davide) Al momento sono impegnato nella registrazione del primo album dei Rhetra, duo black metal nato dalla collaborazione con la cantante/chitarrista Sophia, nel quale io mi occupo delle parti di basso e batteria. Con il progetto Echran (che condivido con Fabio Volpi e Accursio Graffeo) stiamo lavorando ai brani del prossimo disco e inoltre abbiamo anche del materiale audio-video nuovo che stiamo elaborando per le situazioni live. Infine a breve Silentes pubblicherà l’album di debutto del mio nuovo progetto solista.
(Andrea) Io invece sono piuttosto concentrato sulla nuova identità della mia etichetta; da quest’anno infatti il mio intento è quello di realizzare soltanto produzioni in formato CD, destinate possibilmente ad una distribuzione più ampia. Sul fronte musicale invece, entro l’anno dovrebbe uscire il nuovo album del progetto Hall of Mirrors che condivido con Giuseppe Verticchio, mentre il secondo CD del progetto Sil Muir insieme ad Andrea Ferraris fa’ già parte delle release programmate su Afe per i prossimi mesi.
Quali sono i dischi più interessanti che avete ascoltato ultimamente?
(Andrea) Restando in tema, di recente ho apprezzato il lavoro di Fabio Selvafiorita e Valerio Tricoli uscito per Die Schachtel; spaziando in altre direzioni avulse dal contenuto di questa intervista, ho scoperto con piacere i dischi di Dick Jensen pubblicati a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, grandiosi!
(Davide) Dawnbringer “Nucleus”, Inquisition “Ominous Doctrines of the Perpetual Mystical Macrocosm”, False Mirror “The Derelict World”, Nimh “Krungthep Archives”.

www.dagheisha.com

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