martedì 29 luglio 2025

Antikatechon: "Echoes from the Aureate Heavens" CD reviewed on "Darkroom Magazine"

Il lombardo Davide Del Col, navigato esploratore delle derive noise/drone con alle spalle quasi tre lustri di solida attività discografica, dà seguito al suo sodalizio con la polacca Heerwegen Tod, che dei nove lavori complessivi firmati Antikatechon ha pubblicato gli ultimi quattro, incluso quello in esame, rilasciato in jewel-case in edizione limitata a 500 esemplari. "Echoes..." si presenta in una forma sicuramente più scarna ed essenziale rispetto alla maggior ricchezza di elementi del precedente "Sublime Ascension", in linea con quello che le note ufficiali inquadrano come il focus dell'opera: "...colossali tessiture sonore che evocano oscure e futuristiche forze cosmiche e mistici luoghi sotterranei da antiche culle...". Partendo dalla ruvidità noise della materia dronica che funge da ineludibile base, Davide sviluppa nelle cinque lunghe tracce dell'album sensazioni ascendenti di un lento viaggio verso l'ignoto e l'arcano, modellando sapientemente melodie lasciano intravedere chiari spiragli di luce, come se al termine del cammino possano schiudersi dimensioni cosmico-spirituali mai raggiunte prima. La ruvida coltre dronico-industriale, a tratti anche minacciosa, lascia i giusti spazi a linee melodiche dilatate e cariche di pathos cui spetta il compito d'innescare l'enfasi drammatica, in una incessante rincorsa mistica verso l'ignoto ed il perduto avente il suo culmine nella conclusiva title-track, che in (quasi) venti minuti ci conduce oltre i confini conosciuti del Cosmo, seguendo quell'aura divina che promette rivelazioni. Altro lavoro degno di nota da parte dell'autore di stanza a Milano, che conferma di avere la fatidica marcia in più sul piano emozionale, oltre al cospicuo bagaglio d'esperienza ed alle comprovate capacità pratiche. Mastering e grafica, anche stavolta ben curati dal sodale Giuseppe Verticchio (Nimh), sono un ulteriore valore aggiunto.

Rating: 7

(Roberto Alessandro Filippozzi)

https://www.darkroom-magazine.it/ita/108/Recensione.php?r=5318

martedì 1 luglio 2025

Antikatechon: "Echoes from the Aureate Heavens" CD reviewed on "Ver Sacrum"

C’è un silenzio che grava sulle stanze vuote del cosmo. Un silenzio che non è quiete, ma abbandono. Echoes from the Aureate Heavens, ultima discesa sonora di Antikatechon – alias del sempre più ellittico Davide Del Col – è una meditazione su quel silenzio, su ciò che giace oltre le soglie della percezione umana, là dove la luce delle stelle è solo un’eco di fuochi morti. L’album, pubblicato da Heerwegen Tod Production, etichetta polacca nota per la sua dedizione a un underground oscuro e autentico, si presenta come un monolite sonoro, freddo e impassibile. È la terza pubblicazione con la label, e forse la più compiuta, la più lucidamente disperata. Nulla qui cerca il conforto dell’ascoltatore: Antikatechon costruisce ambienti non per abitarli, ma per perdersi dentro, completamente. I tessuti sonori sono spessi come nebbie radioattive, droni che si estendono come deserti elettrificati, ritagliati da affioramenti di armonie elettroniche setose – rare e ingannevoli come miraggi nel vuoto. Non c’è melodia, non c’è ritmo. C’è solo una tensione perenne verso l’oltre, verso ciò che è antico, muto e siderale. Del Col si è mosso nel tempo tra label come Silentes e Rage in Eden, ma con Echoes il suono di Antikatechon raggiunge una forma finale, quasi terminale. La densità cosmica di questi brani evoca forze pre-umane, entità arcaiche sepolte nel firmamento o nella memoria collettiva del tempo. Ogni traccia è un varco: il passaggio attraverso una risonanza metafisica, dove l’umano è ridotto a un sussurro tra frequenze che non parlano più la nostra lingua. Eppure, in mezzo a questo abisso c’è una strana solennità. Come se Del Col, attraverso questo processo di decostruzione e isolamento totale, trovasse una forma di spiritualità terminale. È un’ambientazione sacra, ma senza dio. Una liturgia per universi spenti. A differenza dei suoi lavori precedenti, qui si percepisce un lieve affiorare di speranza ingannatrice: gocce di luce spettrale in un oceano di pece. Ma è una speranza congelata, destinata a dissolversi. Anche nei momenti emotivamente “elevati”, tutto resta imprigionato in una dimensione postuma, come se l’album provenisse da un futuro già morto. In un mondo che grida per visibilità e rumore, Echoes from the Aureate Heavens sceglie il ritiro, l’annichilimento sonoro, la contemplazione di un’esistenza disabitata. È un ascolto che non consola né intrattiene. È un manifesto dell’isolamento ontologico, una cattedrale costruita sul nulla. Per chi ha il coraggio di affrontarlo, questo disco non si dimentica. Non si ascolta: si subisce. Solo 500 copie. Giusto così. Non è musica per tutti. Forse non è nemmeno per noi. Disponibile su Bandcamp: https://antikatechon.bandcamp.com/album/echoes-from-the-aureate-heavens-2.

(Caesar)

https://www.versacrum.com/vs/2025/07/antikatechon-echoes-from-the-aureate-heavens.html?fbclid=IwY2xjawLRKr9leHRuA2FlbQIxMABicmlkETFMeHNWWFlyNUtWZjRqeGpnAR5iCsWhNwFoIHVJZtelTD7Fm1ew1DYVaeg3tP48E80ib1BdoPdZjrT9Hx1CfA_aem_H74viVDEmwtsWF8-FSpE7Q