Uscito lo scorso giugno a due anni di distanza dal precedente "I Feel Nothing But Repulsion", "The Sanctum Of Saturation" è la sesta fatica sulla lunga distanza del progetto di Davide Del Col, se si include nel conteggio anche il lavoro realizzato nel 2013 assieme all'act Nimh dell'amico e collega Giuseppe Verticchio, quest'ultimo firmatario di artwork e mastering per l'opera in esame. Sempre sotto l'egida di quella Rage In Eden che ne segue le sorti sin dal secondo album (e che ultimamente aveva messo in pausa a tempo indeterminato le proprie attività, ma che fortunatamente sembra in procinto di ripartire), Davide realizza quella che verosimilmente è la sua fatica più intrinsecamente industriale, concedendo poco alla materia dark ambient in favore di movenze droniche più ruvide ed aspre. Diviso in due lunghe suite, l'album - racchiuso in un jewel-case dall'essenziale booklet - si apre con "The Stations Of Servitude", in cui la componente dronica prende subito il sopravvento a mò di muro opprimente, e dove come di consueto emerge una melodia che poi si perde nel rumore, prima che l'austero finale ne schiuda una ulteriore. Stesse modalità per la title-track, in cui la melodia affiora con tutta la sua mestizia, con i suggestivi echi orientali che donano colore al finale dell'opera. Modalità volutamente più circoscritte per un lavoro che cede qualcosa in termini di drammaticità, spingendo altresì verso un misticismo velato da una coltre di mistero che sta all'ascoltatore penetrare. Ennesima conferma dell'alto livello che ha contraddistinto tutta la carriera di Davide, sia nei panni di Antikatechon che con gli altri suoi progetti.
Rating: 7
(Roberto Alessandro Filippozzi)
http://www.darkroom-magazine.it/ita/108/Recensione.php?r=4152
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