A tre anni dal precedente “Sublime Ascension” Davide Del Col pubblica il nuovo album del suo progetto Antikatechon, “Echoes from the Aureate Heavens”, ancora una volta per l’tichetta polacca Heerwegen Tod Production.
La partenza è da brividi, con i primi suoni di “Towards Zero” in grado di trasportare letteralmente in un’altra dimensione: un loop oscuro carico di mistero avvolge subito l’orizzonte degli eventi, mentre prima una voce femminile lontana, poi l’immancabile nebbia di chitarre elettriche trasportano in un crescendo che trascina nei meandri dell’oscurità.
Il suono è ricco di dettagli e avvolge l’ascoltatore tra panorami a tratti austeri, a tratti soavi e luminosi.
Proprio questa la novità principale di un disco che sembra segnare una svolta nella carriera decennale del musicista milanese: aver introdotto in modo sempre più presente, strati di elettronica che risolvono le caratteristiche cavalcate nell’ombra in oasi di luce.
Come nella battaglia infernale di “Die Offenbarungsmaschine” che a metà corsa si apre con una melodia accecante degna dei più romantici In The Nursery.
Non mancano le visioni ultraterrene con riferimenti all’epica greca come nell’ambient stellare di “Praying Maidens Before The Fountains of Ichor”, tra i brani più melodici ed epidermici dell’intera carriera del musicista milanese. Lunghissimo finale di scaleta con l’omonima cavalcata austera di quasi venti minuti “Echoes from the Aureate Heavens”.
Voto: 7
(Roberto Mandolini)
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