venerdì 16 agosto 2013

Nimh & Antikatechon: "Out Hunting for Teeth" CD reviewed on "Darkroom Magazine"

Cresce bene il settore dark ambient italiano, e questo lavoro a quattro mani ne è l'ennesima dimostrazione. Uniscono le forze il decano Nimh (all'epoca Giuseppe Verticchio), grande autore di atmosfere plumbee, ormai da oltre dieci anni abile costruttore di architetture sonore riflessive e meste, ed il giovane Antikatechon, act gestito da Davide Del Col, progetto con all'attivo due sole produzioni che sono bastate a fruttare l'attenzione dei patiti del genere, grazie a cattedrali sonore in odore di mistero ed evi passati. Questo nuovo lavoro (limitato a 300 copie) è strutturato su cinque lunghe stracce e vede la costruzione di atmosfere inquietanti e disturbanti con l'uso di macchinari elettronici e partiture strumentali. Le tracce si basano sulla ripetizione in loop di temi intensi e vagamente melodici, ben rifiniti da arrangiamenti rumoristici e sintetici. La cupa linearità, in perenne avanzamento o in crescita tonale, crea figure distorte nella penombra della follia: i meandri più cupi della mente umana, gli orrori, le solitudini diventano un fardello che scava nella mente dell'ascoltatore, all'interno di un grigiore diffuso da cui è difficile sottrarsi. La nostalgia da sempre insita negli album di Nimh trova un'ampiezza ed uno spazio sconfinati col supporto di Antikatechon, da qui nasce quell'immensa cupola uggiosa che è "Out Hunting For Teeth": l'ossessività dei suoni ripetuti meccanicamente diventa specchio di una natura umana compulsiva che gira in circolo sulle sue paure e sui suoi fantasmi, ormai ad un passo dalla follia. Le colonne sonore da film horror tipiche di tanti titoli dark ambient vecchi e nuovi sono distanti anni luce, così come gli intrecci rumoristici e le cacofonie evocative da antro infernale; Davide e Giuseppe preferiscono giocare di fino per trascinare il pubblico in un'apprensione ansiogena che parte dall'anima e ti soffoca lentamente, tra figure grottesche ed aberrazioni della natura. Le mostruosità del seducente artwork, prese in prestito da "Los Caprichos" di Goya, diventano una raggelante realtà che penetra fino alle ossa. Lavoro incisivo, capace di superare abilmente schemi e luoghi comuni di un genere fin troppo abusato. La sottile evocazione del delirio umano incontra due interpreti di primo livello.

Rating: 7,5

(Michele Viali)

http://www.darkroom-magazine.it/ita/108/Recensione.php?r=2749

Nessun commento:

Posta un commento