Il sodalizio tra
Antikatechon (alias Davide Del Col) e l’etichetta
polacca Rage In Eden continua ancora oggi con l’uscita di
questo nuovo disco a due anni dal precedente “Woe is The
Reward”.
La lunghezza delle
singole tracce e dell’album non deve lasciarci spaventare: ci
troviamo indubbiamente di fronte al miglior lavoro mai pubblicato da
Del Col, un disco che già a partire dai primi minuti di ascolto
promette benissimo e che non tradisce le aspettative negli ultimi
minuti.
Abbiamo già trattato la
discografia di Antikatechon su Distorsioni: è possibile
quindi che qualche lettore possa aspettarsi un nuovo disco dark
ambient o ambient industrial.
Di sicuro questo è un
disco ambient (poiché privo di base ritmica) e nero come la pece, ma
etichettare un lavoro come questo sarebbe un mero escamotage
giornalistico.
Del Col questa volta
abbandona le tematiche sacro-apocalittiche, ad eccezione dell’ultimo
brano The Smell of a Dying Saviour (la puzza di un Salvatore
moribondo), per una riflessione sui rapporti sociali a metà anni ‘10
(i titoli dei brani sono eloquenti: “Il Simbolo
dell’ingratitudine”, “E tutti i miei sogni, fatti a pezzi”,
“Non provo altro che repulsione”, “Dalla sconfitta alla
disintegrazione”).
La sua musica in questo
album è quanto mai isolazionista, malinconica e, in vari momenti,
cinematografica. In The Epitome of Ingratitude suoni concreti
e voci “trovate” (dal cinema o dalla televisione) si celano
dietro drone e sibili digitali; verso metà brano emergono melodie
malinconiche da un magma di suoni digitali.
And All My Dreams,
Torn Asunder è un brano caratterizzato dalle cinematiche melodie
pianistiche del musicista francese Day Before Us (alias
Philippe Blache) che si scontrano con i sibili analogici e
digitali di Del Col dai quali emerge una voce recitante femminile in
francese.
I Feel Nothing But
Repulsion è una abrasiva suite ambient-noise in tre parti, la
prima basata su drone e noise chitarristici riverberatissimi, la
successiva caratterizzata da una cupa sequenza elettronica su cui Del
Col suona tenebrosi e ossessivi riff con la chitarra, l’ultima
basata su noise chitarristici sotto i quali si muove uno spettrale
pad sintetico a nota fissa.
From Defeat To
Disintegration è realizzata a quattro mani con Nimh
(alias Giuseppe Verticchio), mixing/mastering engineer
dell’album: è una suite per piano e rumori digitali, che si
trasforma negli ultimi quattro minuti in una potenziale colonna
sonora per sequenze cinematografiche drammatiche.
The
Smell of a Dying Saviour è anch’essa in tre parti: nella prima
una chitarra riverberatissima (di gusto tardo pinkfloydiano) tesse
melodie su droni digitali e field recordings, nella seconda invece
feroci noise chitarristici primeggiano su un drone anch’esso
ultra-saturo, infine la terza è una possibile soundtrack
fantascientifica di matrice ambient elettronica.
Il compositore raccoglie
qui il meglio delle idee dei tre album precedenti, concentrandolo e
distillandolo abilmente e aggiungendovi qualche novità: il rischio
di ripetersi era dietro l’angolo, ma la maturità stilistica di Del
Col (raggiunta in quasi vent’anni di attività) ci dona un disco
che rappresenta la summa della sperimentazione a nome Antikatechon.
Le inquietanti, e al
contempo affascinanti, foto dell’artista inglese Bactrian Arts
completano il concept malato del disco (unica pecca l’utilizzo del
jewel case al posto di un elegante digipak). Raccomandato ai cultori
del suono ambient più cupo e sperimentale.
Voto: 8/10
Diego Loporcaro
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